Jeanne Herry è chiaramente specializzata in tematiche sociali forti. Dopo l'adozione di un bambino nato sotto la X di Pupille, la figlia di Miou-Miou e Julien Clerc rivolge la sua attenzione alla giustizia riparativa, un processo poco conosciuto che prevede l'incontro e la discussione tra gli autori di ogni tipo di reato e le vittime di quegli stessi reati. Il film arriva nelle sale il 29 marzo ed è uno dei nostri preferiti dell' anno.
E per questo suo terzo lungometraggio, la regista si è circondata molto bene. Leïla Bekhti, Elodie Bouchez, Jean-Pierre Darroussin, Adèle Exarchopoulos, Gilles Lellouche, Miou-Miou, Denis Podalydès e Fred Testot fanno parte di un cast impressionante.
La nostra opinione
"La giustizia riparativa è uno sport da combattimento": così ci viene presentata questa pratica poco conosciuta. E in effetti è complicata! I membri dell'associazione possono essere volontari, ma non lavorano 24 ore su 24, e il lavoro è spesso pesante, in quanto si tratta di far discutere detenuti e vittime dello stesso tipo di reato che hanno commesso. Nel film vengono presentati due sistemi ben distinti: un gruppo, che si organizza in una tavola rotonda, e un altro processo più individuale, quello del personaggio diAdèle Exarchopoulos, che desidera incontrare un particolare criminale.
Ci sono molte traiettorie di vita e ognuna è diversa, il che offre una buona panoramica di ciò che la giustizia riparativa può raggiungere. Per il suo aspetto sociale, Je verrai toujours vos visages è un film importante. Ma non solo: Jeanne Herry si è affermata come grande regista e direttrice di attori. Il cast è vasto, con molte star, ma tutti gli attori sono al 100% al servizio del film, con una recitazione sottile, servita da una macchina da presa altrettanto sottile. Raramente i semplici campi/controcampi sono stati così commoventi.
Ci permette di avvicinarci alle situazioni e di ascoltare parole spesso sordide, evocando situazioni che distruggono vite. Con un soggetto come questo, Jeanne Herry non tira fuori i pugni, ma sa come fare un passo indietro quando è necessario e prendersi il tempo necessario per impostare correttamente la sua storia. In questo lungometraggio è tutta una questione di narrazione: la storia dei criminali, la storia delle vittime e la narrazione di Jeanne Herry, che è meravigliosamente organizzata. L'intreccio di queste storie rivela la portata del film e lo colpisce.
I personaggi sono numerosi, ma tutti profondamente toccanti, ognuno a modo suo, sia i criminali che le vittime. Vediamo il loro rapporto evolversi nel corso dei colloqui, con la formazione di un legame. Vedere le vittime ricostruire la propria vita grazie alle parole dei detenuti, e viceversa, è estremamente commovente.
Dal 2014, la giustizia riparativa in Francia offre a vittime e autori di reati la possibilità di parlarsi in contesti sicuri, sotto la supervisione di professionisti e volontari come Judith, Fanny e Michel. Nassim, Issa e Thomas, condannati per rapine violente, Grégoire, Nawelle e Sabine, vittime di furti in casa, rapine e scippi, e Chloé, vittima di uno stupro incestuoso, sono tutti coinvolti in misure di giustizia riparativa. Lungo il percorso, sperimentano rabbia e speranza, silenzio e parole, alleanze e spaccature, realizzazioni e rinnovata fiducia... E alla fine del cammino, a volte, la riparazione...
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