Dopo il vibrante Shéhérazade, che ha vinto 3 premi César alla sua uscita, Jean-Bernard Marlin presenta il suo nuovo film, Salem, nelle sale il 29 maggio 2024. Salem ci immerge nei quartieri difficili di Marsiglia, teatro di due bande rivali in cui la legge della ritorsione prevale sulle leggi della Repubblica. Sebbene ci si potesse aspettare un'altra fiction documentata dal regista francese, egli inietta una gradita dose di fantasia edesoterismo che porta il film verso nuovi orizzonti.
Djibril(Dalil Abdourahim) è un giovane comoriano di Les Sauterelles, un quartiere di Marsiglia. È innamorato di Camilla(Maryssa Bakoum), una zingara del quartiere rivale di Les Grillons. Quando lei gli dice di essere incinta, Djibril le chiede di abortire per non scatenare una guerra tra clan. L'amore - anche a 14 anni - è più forte delle ingiunzioni sociali e delle regole stabilite dal patriarcato dei fratelli maggiori?
Sebbene Salem sembri iniziare come una moderna riscrittura del dramma shakespeariano Romeo e Giulietta - con l'affricazione in versi - Jean-Bernard Marlin perde presto interesse per questa impossibile storia d'amore adolescenziale - tema già esplorato nel suo film precedente - a favore di un teso film d'azione con una ricchezza molto maggiore e una vera fantasia magica.
L'omicidio di un amico di Djibril, avvenuto sotto i suoi occhi, incendia le due città. Sotto il sole cocente, il peso della colpa. Traumatizzato, Djibril sprofonda gradualmente nella follia e inizia ad avere sogni ad occhi aperti, meravigliosamente catturati in visioni allucinatorie accompagnate da una musica eterea e ammaliante. È convinto che una maledizione si sia abbattuta sul quartiere e decide di tenere il figlio a tutti i costi. Per lui, solo la figlia Ali(Wallen El Gharbaoui) può salvarli dal caos.
Tra due scontri (e un'allegoria piuttosto maldestra dei combattimenti tra galli), Salem offre alcuni momenti di autentica tensione in questo labirinto di lastre decrepite - tra cui una scena di sparatoria in una roulotte degna di un western - ma è soprattutto il personaggio di Djibril, alla fine piuttosto inglorioso, a catalizzare tutta l'attenzione. Se è vero che cura la morte che semina, siamo scettici, come Ali, sulle sue visioni profetiche. Dobbiamo davvero credere che cicale e pipistrelli scenderanno su Marsiglia, come tante ferite da curare? Questo è il mistero del film.
Tra religione (nella figura messianica di Ali) e occultismo (decisamente di moda nelle periferie del momento), Jean-Bernard Marlin tenta ancora una volta di individuare la nascita della violenza sociale nella malavita marsigliese e la ricerca della redenzione. Questa volta, però, non c'è romanticismo o naturalismo, al contrario.
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