Ci aspettavamo molto da questo biopic sui primi anni di Donald Trump, una critica acerba e senza esclusione di colpi della vita di questo giovane imprenditore newyorkese, anni prima che diventasse showman e presidente della più grande potenza mondiale. Ci abbiamo creduto, e alla fine...
The Apprentice sarà proiettato nei cinema a partire dal 9 ottobre 2024.
Sinossi: The Apprentice si immerge nei meccanismi interni dell'impero americano, ripercorrendo l'ascesa al potere del giovane Donald Trump attraverso un patto faustiano con l'avvocato conservatore e politico Roy Cohn.
The Apprentice di Ali Abbasi, presentato in Concorso Ufficiale al Festival di Cannes 2024, può dipingere un ritratto non proprio brillante dell'uomo dai capelli d'oro e dalla pelle baciata dal sole, ma è ben lontano dalla messa alla berlina di questa figura pubblica e privata che ci si aspettava, in questo anno di elezioni presidenziali americane e anche mentre a New York si sta svolgendo il primo processo penale all'ex presidente degli Stati Uniti.
Ciononostante, la sobria interpretazione di Sebastian Stan è da lodare e, grazie ai suoi tic verbali ("è fantastico", "sei un perdente") e fisici (la famosa bocca a culo di gallina) perfettamente imitati, potrebbe ottenere il premio come miglior attore del festival. La regia documentaristica e la grana dell'immagine anni '80 ci fanno immergere in quest'epoca patinata.
L'idea diAli Abbasi non era quella di fare una caricatura alla maniera del Saturday Night Live, dove Trump viene regolarmente ridicolizzato, in particolare da Alec Baldwin, ma di capire l'origine di questa personalità eccessiva. E, in misura minore, ci riesce piuttosto bene. Scopriamo, ad esempio, il giovane Donald che viene schifato a tavola dal padre, che non fa mistero della sua delusione per le scelte professionali dei figli, o che è costretto a riscuotere l'affitto delle case popolari per l'impero immobiliare del padre.
Il film inizia nel 1973. All'epoca, Trump senior era stato citato in giudizio dal Dipartimento di Giustizia per aver discriminato i neri nelle sue case popolari. All'epoca Donald Trump aveva 27 anni e sognava la grandezza, in una New York che non era ancora quella che conosciamo oggi. Progettò di ristrutturare il Commodore, la futura Trump Tower, che sarebbe stata inaugurata qualche anno dopo in pompa magna e alla presenza delle più grandi star del momento.
Da novizio, incontra un uomo che cambierà la sua vita, l'avvocato Roy Cohn, e il film si propone di svelare questo rapporto di potere, prima da una parte e poi dall'altra. L'uomo, suo mentore, le insegnerà i trucchi del mestiere e l' interpretazione di Jeremy Strong riesce a mostrare un barlume di umanità negli occhi di quest'uomo diabolico - la scena finale del suo compleanno è particolarmente dura. In realtà, Ali Abbasi gira il suo biopic come un film di mafia, un film di mafia in cui prevalgono i valori della lealtà, del potere e del tradimento, e in cui il giro di affari e tutto ciò che ne consegue.
Ritratto così com'è - narcisista, aggressivo nei confronti delle donne, in particolare della prima moglie Ivana - il ritratto di Donald Trump è pieno di contrasti ma troppo esitante, e avrebbe beneficiato di un attacco più frontale al soggetto.
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