Gennaio 2020. Una troupe cinematografica si riunisce in un hotel vicino a Wuhan per riprendere la produzione di un lungometraggio interrotto dieci anni prima per problemi di finanziamento. Un film sull'amore tra due uomini che, secondo la troupe, non "passerebbe la censura " - una situazione che Lou Ye conosce bene, essendo stato lui stesso bandito dalle riprese per 5 anni dal governo cinese dopo A Chinese Youth.
Nel frattempo, alcuni membri del team sono cresciuti di statura, altri sono ingrassati, ma tutti vogliono portare a termine il progetto interrotto. Ma l'ombra di Don Chisciotte incombe decisamente su questo film maledetto e un evento inaspettato, l'inizio della pandemia di Covid-19, sconvolge ancora una volta i preparativi. La troupe si ritrova confinata nell'hotel, con l'unico contatto con il mondo esterno costituito dagli schermi televisivi e dagli smartphone.
Questa sinossi, che ci riporta ai giorni bui della pandemia globale, è quella di Chinese Chronicles, il nuovo lungometraggio di Lou Ye(Mystery, Blind Massage, Saturday Fiction), presentato in anteprima all'ultimo Festival di Cannes e in uscita nelle sale francesi il 23 ottobre 2024. Il punto di partenza è vero (la riscoperta da parte del regista cinese di un film incompiuto), ma il resto (la reclusione della troupe in un albergo) è finzione.
Vera e propria opera di contenimento, come quella a cui la pandemia ha dato luogo negli anni successivi, Chinese Chronicles si colloca al centro dell'epidemia, in un momento in cui le parole non sono ancora state pronunciate sulla situazione che si sta delineando. Se il Coronavirus ha lasciato un segno nella mente di tutta la popolazione mondiale, vale la pena ricordare che la Cina è stata particolarmente colpita dall'epidemia iniziata a Wuhan. La popolazione cinese è stata quindi messa agli arresti domiciliari per diversi mesi e sottoposta a drastiche restrizioni sanitarie.
Messo in scena quasi come un documentario, con una macchina da presa a mano e senza musica invadente, il film offre uno sguardo dettagliato su questo periodo fuori dal tempo - alla maniera dei rushes del film all'interno del film e dei suoi attori perennemente bloccati sulla pellicola come in una capsula del tempo. Inoltre, la nostra conoscenza tardiva della situazione ci dà un crudele vantaggio sui personaggi, che non si rendono conto di ciò che li aspetta e si offendono per le prime misure restrittive - indossare maschere, isolamento nelle stanze, il divieto di incontrarsi per festeggiare il Capodanno cinese.
Moltiplicando il numero di schermi sullo schermo (televisori che trasmettono sempre le stesse notizie; telefoni che vengono usati per contattare in video parenti e amici e per aggiornare i social network), Chroniques Chinoises documenta dall'interno, lasciando spazio alla crescente noia che invade i suoi personaggi, bisognosi del mondo esterno.
È un pretesto per confondere i confini tra finzione e documentario, tra un finto making-of e un vero racconto dei fatti (la morte dell'informatore Li Wenliang, per esempio) arricchito dafilmati di repertorio sconosciuti al pubblico occidentale. E il film incompiuto (di finzione) si evolve gradualmente in un film di reclusione (molto reale). Nonostante l'ambientazione a porte chiuse, Chinese Chronicles è un film di grande densità e una testimonianza di un'epoca che, in fondo, tutti speriamo non si realizzi mai.
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Dal 23 ottobre 2024
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