Riprese sorprendentemente contrastanti. Piccole strade siciliane, spiagge affollate, bambini che giocano. Sullo sfondo, una fabbrica mostruosa e tentacolare e le ciminiere di una raffineria che sprigionano un fumo denso. Ancora una volta, François-Xavier Destors esplora i territori lasciati alle spalle in Toxicily, il suo nuovo documentario in uscita nelle sale il 18 settembre 2024.
Dopo il genocidio ruandese(Rwanda, 2014), la città polare e inquinata di Norilsk(Norilsk, l'étreinte de glace, 2018) e il massacro dei fanti senegalesi alla fine della Seconda Guerra Mondiale(Thiaroye 44, 2022), François-Xavier Destors rivolge ora la sua attenzione all'avvelenamento della natura e dell'uomo causato dal 1949 da uno dei più grandi complessi petrolchimici europei ad Augusta, in Sicilia.
Equidistante da Siracusa e Catania, la città aveva tutte le carte in regola per essere un vero e proprio angolo di paradiso. E l'inaugurazione della zona industriale di Augusta fu, almeno inizialmente, un faro di speranza e modernità; un vero e proprio Eldorado, come mostrano i filmati d'archivio, con una sfilata di operai felici e paternalisti.
Girato nel 2022, Toxicily (contrazione di toxic e Sicily) solleva il velo su questo territorio e sulla sua popolazione, sacrificata sull'altare del capitalismo e della globalizzazione. Il film passa ad elencare alcuni dei peggiori orrori, un triste inventario in stile Prévert: la puzza ambientale, i fumi che entrano dappertutto, l'impatto sulla pesca e sui pesci decimati dal mercurio, le discariche selvagge di rifiuti tossici dove mucche e pecore pascolano in completo relax. E poi ci sono i bambini nati con malformazioni genetiche, leucemie, tumori e cancri di ogni tipo.
Ci sono i morti, che il parroco del villaggio, don Palmiro, enumera - all'infinito - a ogni messa, e poi ci sono quelli che restano e a cui François-Xavier Destors dà voce. La nuova generazione, alcuni dei quali sono portatori di malattie, e i vecchi, alcuni dei quali hanno lavorato alla raffineria e sono testimoni. Insieme, navigano tra battaglia e rassegnazione. Abbandonati dallo Stato per 40 anni, dai carabinieri e persino dal Papa, al quale si sono rivolti, sono diventati "le sentinelle di questo territorio ".
Perché non andarsene? Non abbiamo scelto di vivere ad Augusta, è stato un caso ", spiegano, e "è meglio morire di cancro che morire di fame " . Un tempo di proprietà della Esso, la zona petrolchimica è stata acquistata da Sonatrach nel 2018. Nonostante le numerose prove dell'ecocidio in atto e dell'impatto sugli organismi viventi, evidenziate già negli anni '70, non è stata avviata alcuna operazione di bonifica.
In un contesto di omertà imperante, una frase riassume perfettamente la situazione: "In realtà, ciò che sta uccidendo questo Paese è l'ignoranza ". Con Roberto Saviano che ha già fatto riferimento all'interramento dei rifiuti tossici nel suo Gomorra , e i turisti che ancora affollano le acque chimicamente turchesi della spiaggia di Rosignano Solvay in Toscana, quanti altri avvertimenti e morti ci vorranno per opporsi al capitalismo? Questo è un documentario edificante che non si lamenta mai per un momento.
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