Sono due per Ruben Östlund, che ha appena vinto un'altra Palma d'Oro. Con Sans Filtre (Triangolo della tristezza), il regista svedese ritrae a modo suo ciò che gli riesce meglio: la società di oggi. Se nel suo film precedente, The Square, che ha vinto l'oro a Cannes cinque anni fa, aveva disegnato i contorni del mondo dell'arte contemporanea per poi farli esplodere, questa volta Östlund affronta un altro grande tema: la lotta di classe e, appunto, il capitalismo. Gli emetofobici facciano attenzione, questo rovesciamento sarà fatto conettolitri di vomito e diarrea eccessiva, o non avverrà affatto!
In tre atti, Sans Filtre getta uno sguardo duro e sulfureo su una società in difficoltà, costellata dalladisuguaglianza tra i super-ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri, ma anche dall'incomprensione della Generazione Y, stufa dei social network e delle apparenze. Seguiamo l'influencer Yaya (Charlbi Dean Kriek) e il suo servizievole marito di Instagram e modello in declino, Carl (Harris Dickinson), che partecipano a una crociera a cinque stelle pagata interamente grazie alla sua carriera di bella paninara.
Il tutto degenera rapidamente in una farsa grottesca e oltraggiosa, costellata di momenti esilaranti - tra cui una truculenta giostra verbale sull'alcol e sull'Internazionale tra un disilluso capitano americano marxista interpretato da Woody Harrelson e un oligarca russo inevitabilmente capitalista che ha fatto fortuna "vendendo merda" - in realtà, fertilizzanti chimici.
Seguono alcune scene davvero piacevoli, mentre i bicchieri tintinnano sui tavoli, le fronti si imperlano di sudore e la tempesta infuria dentro e fuori: stomaco e intestino non potranno resistere. Ma il film si esaurisce e perde la sua superba qualità quando scende nel suo gioco alla Koh-Lanta, che meritava innegabilmente di essere interrotto ma che aveva comunque il merito di rimescolare definitivamente le carte in tavola e di instaurare definitivamente questa neo-società matriarcale in cui un pacchetto di pretzel cristallizza il nuovo status sociale delle protagoniste.
Cinico e divertente fino alla nausea, anche se un po'disomogeneo, Sans Filtre (Triangolo della tristezza) è un vincitore della Palma d'Oro che certamente non otterrà un consenso unanime, ma lascerà un'impressione duratura - e un'impressione duratura sul nostro stomaco.
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