Quando Thierry Frémaux, delegato generale del Festival di Cannes, ha annunciato che EO, un film girato dal punto di vista di un asino, avrebbe fatto parte del concorso ufficiale della 75ª edizione, le reazioni sono state un po' circospette. Ci si poteva aspettare che il film fosse un po' ridicolo o troppo strano, ma non è così: EO (che prende il nome dall'asino in questione) è un grande successo. Il polacco Jerzy Skolimowski, regista d'essai di culto degli anni '70 e '80, è dietro la macchina da presa e rende quest'avventura un vero e proprio colpo di fulmine.
Con EO, non è tanto l'asino a interessarci, quanto il modo in cui l'uomo lo vede. L'asino incontra camionisti, teppisti e gestori di mattatoi, e ogni volta si imbatte in una nuova forma di violenza. E se il protagonista rimane l'asino, ciò non impedisce ad alcuni volti noti di fare la loro comparsa, come ad esempio Isabelle Huppert. Grande ammiratore di Robert Bresson, il regista non ha nascosto di essersi ispirato a Au hasard Balthazar, di cui la storia è una variazione.
Il mondo è un luogo misterioso, soprattutto se visto con gli occhi di un animale. Lungo il cammino, EO, un asino grigio dagli occhi malinconici, incontra persone buone e cattive, sperimenta la gioia e il dolore, e la ruota della fortuna trasforma la sua fortuna in un disastro e la sua disperazione in una felicità inaspettata. Ma non perde mai la sua innocenza.
Anche se ha lo sguardo assente e spesso cammina a caso, l'asino EO è un vero e proprio personaggio cinematografico. Il suo destino è profondamente commovente ed è difficile non commuoversi. Gli esperimenti visivi del regista lasciano un'impressione duratura sulla retina, rendendo Hi-Han uno schiaffo estetico. Grande crociata antispecista, il film non si lascia mai andare all'indignazione gratuita, ma si limita a mostrare la realtà del trattamento riservato agli animali che hanno la sfortuna di incrociare la strada di esseri umani malintenzionati o semplicemente crudeli.
La magnifica colonna sonora sottolinea la dimensione caotica del film. Alla fine, la forma è all'altezza del contenuto, soprattutto quando l'immagine cambia colore e diventa testimone della brutalità su cui si basano gli incontri degli animali. È un film che non dovrebbe essere messo nelle mani di tutti, ma che è importante vedere, sia per il suo contenuto che per il modo in cui dinamizza l'inquadratura. A 84 anni, Jerzy Skolimowski dimostra di non aver perso il suo tocco e che le giovani generazioni hanno ancora molta ispirazione da trarre dal suo lavoro.
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Date e orari di apertura
Dal 19 ottobre 2022
Durata media
1 h
26 min