Primo lungometraggio del giovane regista Simon Rieth presentato alla Settimana della Critica, Nos Cérémonies è un'opera ispirata sulla giovinezza, piena di un amore profondo per i suoi due protagonisti, che si amano tanto quanto si confrontano. Come un vaso riparato con l'oro secondo l'ancestrale metodo giapponese del kintsugi, il film accenna a un bagliore fantastico in un ambiente evanescente dall'estetica forte.
Seguiamo le vite di Tony e Noé, due fratelli fusionali ma rivali, interpretati da Raymond e Simon Baur - fratelli nella vita reale - dall'infanzia alla fine dell'adolescenza, negli scenari naturali della regione di Royan, dalle pinete marittime alle spiagge deserte e alle ripide scogliere. Il passo dai giochi di mano a quelli di cattiveria è breve, ed è proprio sul ciglio di una di queste scogliere che un dramma seguito da un miracolo legherà per sempre i due fratelli, diventando uno di quei segreti di famiglia che ci si sussurra all'orecchio sotto il piumone, di notte, alla luce di una torcia.
Tornati nella loro casa d'infanzia anni dopo, alla morte del padre, i volti angelici sono stati sostituiti da corpi scultorei, baciati dal sole, sui quali gli adulti, assenti dalla storia, non hanno alcun controllo. Simon Rieth filma questi momenti fuori dal tempo alla fine dell'adolescenza, intervallati da lunghe discussioni tra nuovi amici e vecchi amanti - Cassandre, la piccola vicina di casa che è ambita da entrambe le parti.
I giovani divagano e prendono tempo con sconcertante naturalezza, e l'erotismo adulescente prende piede, ricordando i più bei dialoghi naturalisti di Mektoub My Love: Canto Uno di Kechiche . Ma la rivalità non è mai lontana, e i due fratelli ricadono nel loro infantilismo e ricominciano a fare la lotta e a giocare a cavallo - una magnifica scena di wushu, un'arte marziale tradizionale cinese in cui i due giovani attori sono campioni francesi, lascerà molti a bocca aperta.
Questa interdipendenza fraterna assume sempre più importanza e la fantasia si insinua nei pori della pelle, come una droga, un bisogno, una necessità. È uno strano fenomeno che dà peso e sostanza alla parola fratello, come un incantesimo, ma che porta anche la sua parte di dolore. Navighiamo tra la vertigine e la realtà, la dolcezza dell'estate e la violenza di certe scene crude che possono scioccare i più sensibili. Ma la poesia è sempre lì, nascosta nelle trame, nei colori, nelle luci e nei sorrisi. Nella vita, nella morte.
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